Gentili Colleghi,
abbiamo pensato al sito "non sarà una demenza?" per sensibilizzare i MMG al problema della demenza, spesso trattato solo dallo specialista.
La demenza viene qui affrontata anche con un tocco di leggerezza, unendo informazione scientifica e test diagnostici a una pagina dedicata all'arte e alla fotografia, dove proponiamo - senza ambizioni di esaustività - opere legate tematicamente alla demenza e capaci di suscitare un'esperienza estetica ed emotiva nei visitatori del sito.
In questo modo ci proponiamo di miscelare i “flussi informativi” professionali con stimoli intellettuali e sensoriali. Come la ricerca nell’ambito della “neuroestetica” ci insegna, l’arte sfrutta la “plasticità neuronale” delle nostre strutture cerebrali per aprirci a nuove esperienze ed ampliare le nostre capacità empatiche. Essa dunque può metterci in contatto profondo con l’altro, in questo caso il paziente affetto da demenza.
Non dimentichiamo, inoltre, che l'arte è da sempre legata culturalmente alla malattia mentale, e spesso ne è frutto: le menti di grandi pittori sono state drammaticamente alterate da gravi disturbi psichiatrici (Munch, Ensor, Van Gogh) o dalla depressione (Michelangelo).
Si parlerà non solo di arte, ma anche di cultura e di storie legate alla demenza. Abbiamo chiamato questa sezione del sito "L'isola" perché vorremmo evocare l’idea di uno spazio bello e appartato a cui ciascuno di voi può attribuire un significato, dall’isola che non c’è all’isola di Avalon, al relax in un'isola delle Maldive. Sentitevi liberi, dunque, di arricchire questo spazio con nuovi spunti e riflessioni.
Noi apriamo la rubrica con gli autoritratti del pittore William Utermohlen, affetto da malattia di Alzheimer e con un dipinto “La Persistenza della memoria “ di Dalì, da accostare al Clock Drawing Test (CDT). Aspettiamo un vostro contributo, e grazie mille se avete aperto questo link!
Lucia, Riccardo, Alessandro
William Utermohlen è stato un pittore americano. Nato nel 1933 e vissuto tra Stati Uniti e Gran Bretagna, è morto nel 2007 per le conseguenze della malattia di Alzheimer, diagnosticata circa dieci anni prima.
Il suo lavoro rappresenta la più coerente e completa testimonianza dell’Alzheimer e di come questa malattia possa trasformarsi in un’esperienza artistica Con coraggio Utermohlen ha continuato a comporre autoritratti adattando le tecniche e gli stili alla crescente limitazione motoria e percettiva causate dall’inesorabile declino delle sue funzioni cognitive.
Gli ultimi ritratti riflettono una esperienza alienante di progressiva perdita dell’ identità.
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In questo dipinto, noto anche con il titolo “Gli orologi molli”, gli orologi hanno una forma poco definita, a simboleggiare come la memoria abbia una definizione del tempo quasi fluida. La nozione del tempo che passa è suggerita dalle ombre che gli oggetti e i personaggi proiettano intorno. Il quadro dimostra che la percezione del tempo non sembra rispondere alle ferree regole del tempo meccanico misurabile con i nostri orologi.
Lo stesso Dalì diceva che “Il tempo è la dimensione delirante e surrealista per eccellenza”.
Sicuramente un bel dipinto per ricordare di fare disegnare ai nostri pazienti il CDT!
Lucia Benini
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Il cinema fa bene alla salute
Questa volta l’Isola si occuperà di cinema. La scelta deriva dal ricordo bellissimo di me bambina che, accompagnata da mio padre (morto con una forma di demenza), trascorrevo le domeniche pomeriggio in un piccolo cinema di paese. Grazie a mio padre, con gli spaghetti western e i film di Walt Disney, ho cominciato ad amare il cinema.
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Kant (filosofo, autore di Critica della ragion pura e Critica della ragione pratica), Maurice Ravel (musicista, suo il Bolero), Charlton Heston (attore, premio oscar nel colossal Ben Hur), Ronald Reagan (presidente USA), Peter Falk ( attore, il Tenente Colombo), Rita Hayworth (attrice, Gilda): questi sono alcuni personaggi celebri che sono stati affetti da Alzheimer.
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Non è vero che le persone smettono di sognare perché diventano vecchie, diventano vecchie perché smettono di inseguire i sogni (Gabriel Garcia Marquez)
Questa bellissima frase dello scrittore sudamericano mi dà lo spunto per parlare di letteratura e Alzheimer, iniziando proprio da quello che è considerato il capolavoro di Marquez, Cent’anni di solitudine, che vorrei presentare qui in una prospettiva insolita.
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Non c’è solo un valore estetico nel fare musica: dalla sua bellezza intrinseca, in grado di comunicare universalmente, scaturisce un intenso valore etico. La musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla. Claudio Abbado
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Quando ho pensato e sviluppato “L’isola”, mi sono proposta di sensibilizzare noi MMG al tema della demenza con un tocco di “leggerezza”, attingendo ai campi dell’arte, della letteratura, del cinema e della musica. Queste arti hanno la capacità di parlare della demenza suscitando un’esperienza estetica ed emotiva, che volevo trasmettere, almeno in parte, anche ai visitatori del sito.
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È possibile che ciò che mangiamo abbia un’influenza sul carattere, sulla personalità e addirittura sulla parte più spirituale dell’essere umano, la mente? Questa idea – al centro di alcuni dibattiti recenti – è tutt’altro che una novità: basti pensare all’importanza data all’alimentazione da parte delle principali religioni del mondo.
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Il 23 febbraio, alla cerimonia degli Oscar 2015, il premio come migliore attrice protagonista è andato a Julianne Moore per il film Still Alice. Questo film – un adattamento del libro della neuroscienziata Lisa Genova Perdersi – mi dà l’occasione per riprendere l’argomento cinema e Alzheimer. In Still Alice, infatti, i registi Richard Glatzer e Wash Westmoreland affrontano il tema di una delle malattie che oggi ci spaventano di più, il morbo di Alzheimer.
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