Recenti Ricerche delle Neuroscienze e della Psicologia Cognitiva

  "NON SARA' UNA DEMENZA?"

riconoscere e identificare i disturbi cognitivi e comportamentali negli ultra50enni

Per una migliore utilizzazione di Mens Sana

In questa sezione vengono presentati articoli scientifici che possiamo raggruppare in due categorie: articoli concernenti esperimenti “storici” (Pavlov, Libet, Milgram, Zimbardo ecc.) o comunque ricerche più volte confermate e tali da costituire solidi punti di riferimento nelle neuroscienze e/o nella psicologia scientifica, e ricerche di grande interesse in aree ancora aperte ed in evoluzione: abbiamo raggruppato i primi sotto il titolo “Le Grandi Ricerche”, ed i secondi sotto il Titolo “Recenti Ricerche delle Neuroscienze e della Psicologia Cognitiva”. In entrambi i gruppi, ma in particolare nel secondo, il futuro potrà riservarci importanti e forse anche rivoluzionarie novità: le nostre riflessioni e proposte e gli stessi articoli di Autori prestigiosi che riportiamo, hanno solo il fine di informare su quanto oggi si conosce e di destare curiosità e desiderio di tenersi aggiornati… “πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός- panta rhei os potamòs tutto scorre come un fiume

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Uffe SchjoedtRisposta: SI Vari studi lo hanno dimostrato. Gli influssi più importanti della religione avverrebbero a tre livelli: la gestione delle emozioni, la promozione di azioni che condizionano la psiche degli individui, la esaltazione di leader carismatici che sono assunti come modelli da imitare acriticamente.

Ana Lucia SchmidtRisposta: Sembra proprio di no, anzi. Mentre un uso analitico, critico e comparativo di Internet può portare a grandi miglioramenti nelle nostre competenze e conoscenze, la assidua frequentazione dei Social Media induce ad un approccio superficiale ai problemi e favorisce il formarsi di gruppi conformisti che condividono culture chiuse ed auto-referenziali. Lo dimostra tra l’altro una gigantesca ricerca italo-americana effettuata su 376 milioni di utenti di Facebook per 6 anni.

Rinkesh BansalRisposta: SI Da varie ricerche, tra i quali va segnalato un recente interessante studio che dimostra una macroscopica modificazione della corteccia cerebrale in pazienti depressi, ma soprattutto dimostra che dopo solo 10 settimane di trattamento con antidepressivo la corteccia cerebrale dei pazienti torna ad assumere le caratteristiche macroscopiche delle persone non depresse.

Johannes C EichstaedtRisposta: SI Non solo è possibile ma le tecniche usate si sono dimostrate molto affidabili alle verifiche: si basano prevalentemente su analisi linguistiche e semantiche ed utilizzano metodi statistici che valutano la frequenza d’uso di determinate parole e di determinati concetti. Le tecniche sono molto avanzate ma pochi autori ne parlano. Ecco due importanti articoli, ma ciò che preoccupa è quello che non viene reso pubblico.

Phil ReedRisposta: Si. Vi sono varie ricerche che lo dimostrano: da segnalare una ricerca anglo-italiana su 144 persone che documenta come nei soggetti dipendenti da Internet l’astinenza dall’uso determini alterazioni neuro-psicofisiche analoghe a quelle che si riscontrano in soggetti dipendenti da sedativi o da oppioidi: molti ricercatori suggeriscono di inserire la dipendenza da Internet tra le dipendenze censite dal DSM V.

BJ FoggRisposta: Il termine captologia fu coniato dallo psicologo sperimentale BJ Fogg , che nella Università di Stanford dirige una sezione di ricerca dedicata a studiare ed elaborare tecniche di persuasione via web: dal 2003, anno in cui i suoi lavori furono noti al grande pubblico, centinaia di ricercatori elaborano segretamente software e prodotti interattivi il cui solo fine è quello di modificare le opinioni ed il comportamento delle persone indirizzandoli agli obiettivi prefissati dal committente. Preoccupante vero?

Ivana BuricRisposta: Sì. Sembra proprio così. Lo dimostrano vari studi commentati in una recente revisione pubblicata da Frontiers in Immunology: le tecniche di rilassamento inducono una down-regulation nei geni coinvolti nelle reazioni infiammatorie, specie da stress.

Luca Passamonti Roberta RiccelliRisposta: Sembra proprio sia così. Lo dimostrano varie ricerche, tra le quali segnaliamo una recente condotta sulle immagini cerebrali di ben 500 soggetti tra i 22 ed i 36 anni. Le caratteristiche della corteccia frontale sarebbero correlate con la introversione-estroversione e con la stabilità emotiva. Molto tuttavia rimane da comprendere specie sulla influenza che l’ambiente ecologico e psico-affettivo può avere sullo sviluppo cerebrale.

David BattyRisposta: SI. Fino ad ora si avevano a disposizione report ed osservazioni aneddotiche. Ora una importante ricerca ha raccolto i dati di 16 studi prospettici su 163363 persone; la ricerca ha dimostrato che esiste una correlazione tra ansia e/o depressione e la mortalità per alcuni tipi di tumori: leucemie,carcinomi del colon-retto, della prostata, del pancreas, dell’esofago. Non sono state dimostrate correlazioni significative con altri tipi di tumore: ecco l’articolo originale ….

Roese NealRisposta: E’ la tendenza a trovare una spiegazione “ a posteriori” che ci faccia apparire razionale e prevedibile anche ciò che non lo era in alcun modo.
E’ un errore molto comune in chi si occupa di cronaca e di storia: da un punto di vista retrospettivo siamo tutti eccellenti analisti ed abili preconizzatori.
Ma la realtà è molto più complessa: un esempio clamoroso ? La grave crisi finanziaria del 2008: gli stessi analisti che decantavano lo sviluppo della economia nel 2007 due anni dopo affermavano che era tutto spiegabile e  prevedibile e che lo avevano previsto …

Offir LauferRisposta: SI  Da molti anni sappiamo che la persona ansiosa tende alla generalizzazione degli stimoli, reagendo a segnali inoffensivi come fossero segnali di pericolo: la persona ansiosa sembra  Interpretare  erroneamente i segnali.
Ora però una ricerca israeliana che ha utilizzato la RM funzionale ha dimostrato che nei pazienti ansiosi cronici vi è una risposta anche nella corteccia sensoriale, ovvero vi è una alterata percezione degli stimoli…

Doug RohrerRisposta: Alternando lo studio si impara di più e meglio: questo risultato è stato dimostrato per la matematica e la geometria ma sembra potersi estendere a molti altri campi.
E’ tuttavia necessaria una conoscenza basilare della prima materia per passare con profitto alla seconda ed è consigliabile acquisire le conoscenze basilari di quest’ultima prima di ritornare alla prima: è la tecnica di “intercalazione “ che sembra migliorare l’apprendimento …

Benjamin Grant PurzyckiRisposta: Dipende ovviamente dal tipo di punizione o di ricompensa, ma è stato dimostrato che il timore di una punizione divina, per chi crede, è in linea di massima più efficace della promessa di una ricompensa.

 

 

Michael Leiter and Christina MaslachRisposta: SI. Il termine “burn out”, che letteralmente significa “bruciato” è stato introdotto negli anni ‘70 dalla psicologa del lavoro Christine Maslach che evidenziò, in persone dedite alla cura degli altri, una sindrome caratterizzata da appiattimento emotivo, ridotte prestazioni personali e lavorative, fenomeni di depersonalizzazione. La sindrome , oltre a medici ed infermieri colpisce frequentemente anche insegnanti, volontari di organizzazioni umanitarie. Recentemente Maslach e Leiter hanno dimostrato che questa sindrome può interessare tutte le attività lavorative ed hanno individuato elementi e segnali che possono aiutare ad individuarne i primi segni tanto nella struttura organizzativa della azienda che nel singolo individuo.

a cura di Riccardo De Gobbi

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